FUTURIBILI - IL FESTIVAL DEI “FUTURI POSSIBILI”
dedicato alle culture, alle arti contemporanee unitamente alla ricerca sociale
Futuribili è un progetto culturale stabile che, avvalendosi anche della ricerca sociale, vuole esplorare il nostro passato (prossimo o remoto), individuarvi personalità significative, artisti, intellettuali, patrimonî culturali e artistici, fatti storici, tradizioni, esperienze, situazioni per metterli in relazione con le tematiche chiave della contemporaneità, e creare un laboratorio permanente di divulgazione culturale e di elaborazione di visioni sul futuro, che tengano conto dello specifico genius loci del nostro territorio e/o dei nostri territori.
È questo uno spazio-tempo denso e stratificato, in cui hanno potuto convivere radicali innovazioni sociali (si pensi al lavoro di Franco Basaglia), ispirazioni religiose legate all’esperienza degli “ultimi” (da padre David Maria Turoldo a don Di Piazza), visioni antropologiche connesse all’autodeterminazione delle comunità (l’esperienza remota dei Benandanti che innerva, a secoli di distanza, le esperienze di molti nuclei di creatività artistica), sperimentazioni a cavallo tra industria e visionarietà (da Harry Bertoia a Ernesto Illy), visioni poetiche sospese tra passato e futuro (da Svevo e Joyce a Pasolini e Biagio Marin). Uno spazio-tempo che prima di essere definito come luogo fisico e periodo storico o arco temporale in senso stretto, andrebbe delineato come una zona di flusso mentale, in cui sono nate e hanno mosso i primi passi esperienze impossibili da leggere in modo univoco e che richiedono uno sguardo complesso e multidisciplinare per essere comprese. Genio artistico, radicalità poetica, spirito d’impresa, impegno sociale, innovazione scientifica, dialogo tra culture e religioni hanno saputo convivere e convivono, dando vita ad un luogo mentale dall’innegabile potenza visionaria.
Futuribili nasce, pertanto, come un laboratorio permanente dove costruire momenti di incontro e di dialogo tra esperienze e persone appartenenti ad ambiti diversi (arte, letteratura, filosofia, scienza, tecnologia, economia), che esplorando il rapporto tra passato e presente ci accompagnino in un viaggio alla scoperta dei “futuri possibili”. La sperimentazione sui linguaggi della contemporaneità – della cultura, dell’arte, della tecnologia, della scienza – è lo strumento multidisciplinare con cui Futuribili diventa quei “futuri possibili”, che nel presente nascono dal dialogo con le storie, le esperienze, le parole che emergono dal passato e dal nostro territorio. Un festival che varca i confini dell’ordinario, che accoglie tante voci per esplorare le opportunità, le sfide e le visioni nate dalla convergenza tra espressione artistica, dimensione sociale e impatto delle tecnologie nel mondo contemporaneo.
Futuribili intende tracciare, mantenendo una specifica attenzione alla valorizzazione del territorio e alle iniziative sociali di rilievo, una linea di convergenza capace di operare come un attrattore per diverse sensibilità, per immaginare visioni di “futuri possibili”.
Attraverso una ricerca storica e culturale costante e permanente e avvalendosi di team di intellettuali, filosofi, docenti universitari, artisti, Futuribili individua sul territorio, una personalità significativa, un’esperienza, un fatto storico che diventa annualmente il focus del festival, un contenuto che viene fatto emergere dal passato e attraverso la sua elaborazione nel presente ci conduce verso uno o più “futuri possibili”. Nell’individuazione del tema, è prevista una particolareggiata analisi del luogo e/o dei luoghi commessi al tema stesso, attraverso sia una mappatura sul territorio della Regione, che il coinvolgimento e il dialogo con le istituzioni e i soggetti territoriali. In questo modo si pone l’accento anche sul concetto del luogo con i suoi spazi più significativi e diventa anch’esso protagonista del progetto e del festival. Il tema del festival si fa promotore del luogo e il luogo per le sue caratteristiche si fa promotore della manifestazione, due “attori” di una stessa figurazione che procedono in tandem. Conoscenza, promozione e divulgazione del territorio, del suo passato, della sua cultura mediante una nuova esperienza turistico culturale, ossia un flusso turistico sostenibile e alternativo alle mete consolidate. Il festival ha, pertanto, sia carattere itinerante sul territorio della Regione Friuli-Venezia Giulia – ogni edizione può comprendere più luoghi e diventare un evento diffuso che coinvolge più realtà locali -, che cadenza variabile nell’arco di ogni annualità.
Futuribili è un festival multidisciplinare di divulgazione culturale che si allontana dalle tradizionali modalità di fruizione culturale, quali esposizioni, spettacoli teatrali, convegni, proiezioni, e si avvale di strumenti solo all’apparenza disomogenei, che in realtà costituiscono una globalità già sperimentata e consolidata. Si tratta di un format multidisciplinare che prevede una combinazione di panel (Future talk), interventi di arte pubblica, workshop e laboratori, performance e concerti, momenti conviviali di esplorazione del territorio attraverso degustazioni di prodotti locali o visite guidate ed escursioni.
I Future talk sono tavoli in cui si incontrano differenti discipline, che convergono sull’argomento individuato annualmente, per esplorarlo da molteplici punti di vista e avviare un dibattito culturale e sociale, anche attraverso il dialogo con le comunità territoriali coinvolte. Relatori, divulgatori, studiosi, personalità significative, individuati a seconda delle competenze necessarie e provenienti da mondi molto diversi e che, nei loro rispettivi campi, sono considerati figure di riferimento all’interno del dibattito culturale e delle pratiche culturali e artistiche contemporanee, creano momenti di confronto e dialogo pubblico durante i quali si elaborano strategie per un “futuro possibile” connesso al tema del festival o al luogo di riferimento.
Gli interventi di arte pubblica site specific sono ispirati annualmente dal tema individuato e possono essere, a seconda degli edifici e/o dei luoghi scelti, urbani o naturali, installazioni al neon, visual art, installazioni di scrittura urbana, street art, text art, installazioni video, installazioni sonore. Le installazioni di arte pubblica permanente costituiscono uno strumento estremamente incisivo di rigenerazione urbana e di promozione del patrimonio culturale del territorio, anche dal punto di vista turistico, creano un forte impatto visuale e/o sonoro nei luoghi del festival e in alcuni casi anche un nuovo spazio capace di ospitare eventi, incontri e dibattiti di comunità.
Le performance e/o eventi musicali (concerti, sonorizzazioni, DJ Set), a corollario dei Future talk, o nel luogo dell’installazione di arte pubblica, sono interventi in grado di attivare un ulteriore momento di dialogo tra linguaggi diversi. Le performance, in particolare, concorrono oltremodo ad una sorta di reinvenzione dello spazio pubblico, che consente di attivare momenti di narrazione e di reading in modo da agevolare la diffusione del contenuto e il coinvolgimento informale delle persone.
Ogni annualità, a seconda del focus scelto, del luogo e/o dei luoghi e del periodo di realizzazione, può arricchirsi di ulteriori contenuti multidisciplinari: dalle visite guidate, individuazione di nuovi percorsi cicloturistici, realizzazione di cortometraggi e molto altro.
Prima edizione
Udine, Codroipo, Villa Russiz di Capriva del Friuli
20 | 21, 28 | 29 giugno 2024
Ogni grande sogno inizia con qualcuno che sogna.
Harriet Tubman
Nell’oggi cammina già il domani.
Samuel Taylor Coleridge
Più di tutto mi ricordo il futuro.
Salvador Dalì
La prima edizione di Futuribili prende le mosse da un’importante esperienza culturale e sociale che fin dall’inizio, e anche prima, ha fissato il proprio “futuro possibile”: Villa Russiz a Capriva del Friuli (GO), oggi Fondazione Villa Russiz. La storia di Villa Russiz e delle sue pratiche imprenditoriali e sociali, viste attraverso i nuclei poetici di Biagio Marin (ambiente, centralità dell’infanzia, comunità), sono le basi da cui sono partite le ricerche che hanno condotto alla formulazione della prima edizione di Futuribili. Le “strade inondate di sole” (stràe solesàe) di Biagio Marin costituiscono un rimando preciso ai filoni più profondi della storia di Villa Russiz: sono le nuove strade che si sono aperte nel passato, che si aprono nel presente e che si apriranno nel futuro a tutti coloro che hanno vissuto, vivono e vivranno l’esperienza di Villa Russiz: un’eccellenza per la sua capacità di unire una visione sociale caratterizzante (la Casa Famiglia), le iniziative imprenditoriali che consentono di sostenerla (la cantina) e un forte radicamento storico e territoriale.
Si tratta di un’esperienza che ha più di 150 anni e inizia in seguito al matrimonio, nel 1868, tra la baronessa Elvine Ritter de Zahony e il conte Theodor Karl Leopold Anton de La Tour. La coppia riceve quale dono di nozze dal padre di lei, Giulio Ettore Ritter de Zahony, il colle di Russiz inferiore, dove viene costruita la villa-castello che diventa la loro dimora. Quella tra Elvine e Theodor è un’unione che sfida e supera le convenzioni del tempo. Protestante lei, cattolico lui fin dall’inizio del loro matrimonio le reciproche capacità vengono messe in campo per sostenere e far prosperare le opere di promozione sociale che stanno a cuore alla baronessa. Elvine fonda a Villa Russiz una scuola femminile di credo protestante aperta anche alle ragazze cattoliche (a Capriva la scuola elementare era solo maschile), promuove corsi di ricamo e di economia domestica, un gabinetto di lettura, un asilo, una scuola di musica; mentre il conte, esperto perito agrario e viticoltore, si dedica a far prosperare la cantina i cui vini sono apprezzati in tutto l’Impero asburgico. Theodor elabora studi innovativi e sviluppa metodiche pionieristiche, come l’introduzione di varietà di viti francesi. La leggenda vuole che trasporti dalla Francia le barbatelle francesi in grandi mazzi di fiori da regalare alla moglie.
Il conte costruisce così solide fondamenta per la crescita di Villa Russiz come azienda vitivinicola all’avanguardia. Già nel 1877 la proprietà si presenta nel definitivo assetto deciso dal conte Theodor: un insieme di edifici con due poli principali. Da una parte l’azienda agricola con cantina e scuderie; dall’altra la villa-castello con il parco progettato personalmente dal conte, il collegio, la chiesa e la filanda. I ricavi dalla vendita del vino sostengono l’opera benefica della moglie. Dopo la morte nel 1894 di Theodor, la contessa prosegue nelle opere di carità e per la gestione della tenuta è aiutata dal nipote Rudolf von Gall.
Questa pratica imprenditoriale non è mai cambiata. Dopo la parentesi della grande guerra (nel maggio del 1915 Elvine deve abbandonare la tenuta e si rifugia, prima in Svizzera e poi nei possedimenti di famiglia a Treffen in Austria, dove muore il 7 ottobre del 1916), durante la quale la villa-castello e la tenuta sono destinati a lazzaretto e ospedale militare, Villa Russiz ritrova l’originaria vocazione, il “futuro possibile” che Elvine aveva tracciato fin dall’inizio, grazie all’impegno della contessa Adele Cerruti. Nota come suor Adele (prese i voti solo sul letto di morte), figlia di Marcello Cerruti, senatore e importante ambasciatore del Regno d’Italia, era stata crocerossina volontaria all’ospedale allestito nella tenuta. Alla fine della guerra rimane a Villa Russiz, raccoglie l’eredità di Elvine e Theodor, istituendo nel 1919 l’Orfanotrofio Regina Margherita per orfani di guerra e ripristinando l’operatività dell’azienda agricola. Grazie al suo personale impegno finanziario e alle donazioni che riesce a ottenere tramite le sue conoscenze altolocate, l’istituto e la tenuta sfuggono quello che poteva essere uno dei “futuri possibili”, l’abbandono, il declino, la scomparsa. L’iter costitutivo si chiude definitivamente nel gennaio del 1928 con la conversione in legge del Regio decreto del 1926 a seguito della Convenzione per definire amichevolmente l’assetto della Fondazione Evangelica della Contessa Elvine de la Tour, conclusa fra l’Italia e l’Austria. Adele Cerruti muore a Capriva il 7 gennaio 1945, ma la via era già tracciata. Elvine e suor Adele, due donne, due secoli, due religioni, due mondi e un unico scopo: alleviare il dolore dell’umanità e offrire alle persone gli strumenti per crearsi un migliore “futuro possibile”.
L’opportunità di realizzare Futuribili in un contesto tanto ricco rappresenta una preziosa occasione per valorizzare un’esperienza regionale di eccellenza, facendo incontrare i linguaggi della cultura e dell’arte contemporanea e la capacità di incidere in modo concreto sulla dimensione sociale.
La prima edizione di Futuribili a Villa Russiz di Capriva del Friuli (GO) è ricca di moltissimi contenuti: un intervento di arte pubblica permanente, un’installazione video artistica, i Future talk, live show, laboratori e workshop, visite guidate, book shop, wine shop, degustazioni. Un invito a pensare, ascoltare e sognare, fra arte contemporanea, tecnomagia, sostenibilità, musica elettronica, felicità urbana e futuro del vino.
(ARTE PUBBLICA)
Per questa prima edizione il Collettivo di Arte Sociale DMAV ha ideato un grande affresco murale per Casa Elvine intitolato Straesolesae, dedicato al poeta gradese Biagio Marin e ai suoi versi Per stràe solesàe bon odor xe de viole. È un intervento di arte pubblica permanente che vuole celebrare le nuove “strade inondate di sole” che si aprono alle ragazze e ai ragazzi che trovano accoglienza nella Casa Famiglia e a cui viene data l’occasione di ripartire e riprendere contatto con un migliore “futuro possibile”. Le ragazze e i ragazzi sono coinvolti direttamente nella realizzazione dell’opera di ispirazione vegetale e floreale che simboleggia la madre natura che abbraccia e allevia le ferite di un’infanzia dolente, riportando affetto e calore dove prima c’erano solitudine e freddezza, un nido accogliente da cui spiccare nuovamente il volo. È anche una madre natura che con i suoi frutti fornisce sostentamento alla Casa Famiglia. L’opera riempie di tonalità giallo e arancio la facciata di Casa Elvine rivolta a est, proprio dove il sole nasce. Un’occasione per far conoscere le attività della Fondazione e del modo in cui quest’ultima sostiene il progetto sociale della Casa Famiglia Elvine, struttura che accoglie bambini e ragazzi in difficoltà.
A completamento dell’intervento di Casa Elvine e dell’omaggio a Marin, nelle giornate di svolgimento del festival a Villa Russiz viene presentata un’installazione video artistica di public art dedicata al poeta gradese e alla sua opera.
(FUTURE TALK)
Tre Future talk per ragionare sull’intreccio tra passato, presente e futuro attraverso la divulgazione della storia e delle vicende specificatamente di Villa Russiz, nelle sue varie declinazioni dalla sua fondazione fino ai nostri giorni.
In una delle più antiche e longeve aziende vitivinicole del territorio, la prima che grazie al suo fondatore Theodor de La Tour ha impiantato nel Collio le barbatelle di varietà francesi, il vino diventa un focus imprescindibile. Il futuro del vino italiano: tendenze, sfide e opportunità. Esperti del settore discutono sulle nuove opportunità del mercato vitivinicolo e si interrogano sulle prospettive di questo importante settore, su quale è il suo “futuro possibile”. Il mondo del vino con tutte le sue molteplici declinazioni è uno strumento capace di creare valore, promuovere il territorio e il suo patrimonio artistico e culturale. Nel caso specifico di Villa Russiz, il suo è un valore etico, in quanto strumento di promozione sociale: i proventi dell’attività imprenditoriale (la cantina, le attività ricettive) sono utilizzati per il funzionamento della Casa Famiglia Elvine, la struttura dedicata all’accoglienza di minori in difficoltà e che rappresenta l’attività fondamentale della Fondazione.
Tutta la vicenda imprenditoriale della famiglia Ritter, dalle prime opere di beneficenza a Trieste, passando per l’impegno nel Goriziano – la costruzione delle case, dotate di “abbondante acqua”, a Straccis per gli operai delle loro fabbriche, i medici all’interno delle fabbriche, una sorta di indennità di malattia ante litteram per i dipendenti – fino all’impegno in prima persona di Elvine e del marito Theodor, può essere ancora oggi (con tutte le dovute differenze dovute all’ampia distanza temporale e al diverso contesto storico, sociale) ispirazione per una “buona pratica imprenditoriale” nel senso più ampio del termine. Anima sostenibile: l’esperienza di Animaimpresa. Professionisti provenienti da diversi settori si confrontano sulle visioni, sui valori e sulle buone pratiche di sostenibilità sul territorio. Più “anime” e generazioni dialogano tra loro per esporre la complessità di tematiche che, anche se molto attuali, spesso sono indagate solo in superficie, senza approfondimenti puntuali e competenti. Incentivare la sostenibilità sociale e ambientale, impegnarsi attivamente per favorire pratiche di business responsabili unitamente a cambiamenti positivi nel tessuto imprenditoriale e sociale, concorrono indubbiamente alla realizzazione di un migliore “futuro possibile”.
L’attività di Theodor de La Tour a Villa Russiz con lo sviluppo di nuove e pionieristiche metodologie agrarie e vitivinicole, unitamente all’introduzione di tecniche innovative, per non parlare dell’arrivo della Ferrovia Meridionale a Gorizia grazie al padre di Elvine, Giulio Ettore, possono essere considerate innovazioni tecnologiche che, pur sempre nell’ambito di una forma di capitalismo, hanno contribuito alla costruzione di un migliore “futuro possibile”. Ma, oggi, l’innovazione tecnologica e in particolare le nuove tecnologie digitali possono offrire un migliore “futuro possibile”, o sono strumenti che da soggetti attivi ci rendono oggetti passivi? La tecnologia digitale da strumento che aiuta l’uomo a risolvere problemi, a svolgere compiti e in generale ad agire sul mondo, può diventare, o lo è già diventata, un incantesimo che induce la creazione di comunità, che condividono le stesse passioni, le stesse icone, gli stessi totem, all’interno di novelle catene senza fili di cui gli individui non agiscono più in modo diretto? Tecnomagia, afrofuturismo e aurora digitale. Un sociologo e una socio-semiologa ci accompagnano attraverso panorami digitali, controculture e nuove forme del corpo, alla ricerca delle tracce che costituiscono la bolla semiotica in cui siamo immersi. Analizzando gli artefatti culturali della nostra società, la rete e la sua influenza sui riti collettivi, ci viene proposto un viaggio dentro un “futuro possibile”, che oggi, più che mai, è già presente ed è ben visibile tra le pieghe e le piaghe del capitalismo digitale.
(LIVE SHOW)
Gli interventi musicali all’interno del festival costituiscono una situazione di coinvolgimento informale del pubblico e un momento di dialogo tra linguaggi, potenziando proprio il carattere multidisciplinare di Futuribili. Alla prima edizione sono stati invitati un duo che arriva da Bologna e un trio con base nella nostra Regione, entrambi con un nuovo progetto, due live show tra musica e arti visive.
BONO / BURATTINI
Francesca Bono (voce e chitarra degli Ofeliadorme) e Vittoria Burattini (anima pulsante dei Massimo Volume), – autrici di quello che per molti è uno degli album italiani del 2023, Suono in un tempo trasfigurato – con il loro live show, uno dei progetti musicali italiani più interessanti degli ultimi anni, invitano il pubblico ad un’immersione dentro suggestivi mondi sonori tra intermittenze cosmiche e ritualismi tutti italiani. Giocando con la combinazione tra le sonorità sintetiche del Juno 60 di Francesca e gli inserimenti ritmici di Vittoria, le composizioni del duo oscillano tra un sapore da library music degli anni settanta, sapori morriconiani e aperture di rarefazione poetica.
LAKICK
Live Looping & Visual Show
Andrea Fontana (batteria, percussioni, tastiera, voce) e Christian Rigano (tastiere, voce, percussioni, Harpejji) presentano dal vivo a Futuribili il nuovo spettacolo 2024, che vede l’ingresso di Giulio Casagrande (grafiche e video), basato su live looping e sui visual. Tra sonorità electro e disco, aperture rock, percussioni ipnotiche e sonorità sintetiche sfacciatamente vintage, i Lakick sono una creatura multisensoriale che fa incontrare la vocazione danzereccia Italo, i groove urbani di certe sonorità anni ‘70 e un’anima rock difficile da tenere a freno.
(HAPPINESS CAMP)
Villa Russiz, la famiglia Ritter nel suo insieme, la loro storia significano anche “costruzione ante litteram della felicità”. Fin dal primo Ritter, Giovanni Cristoforo, arrivato a Trieste durante le guerre napoleoniche, si sono sempre distinti per le loro opere di beneficenza: dalle donazioni verso terzi che agiscono a favore di soggetti svantaggiati, fino all’impegno in prima persona di Elvine e di suo marito Theodor e la loro prolungata, caparbia attività di promozione sociale, prima a Gorizia e poi a Villa Russiz con la costituzione di un orfanotrofio, un asilo, una scuola elementare, un Istituto educativo per poveri ed orfani, ma anche a Trieste con un Ospizio per accogliere provvisoriamente ragazze in attesa di sistemazione e in Carinzia a Treffen, dove ancora oggi è presente la Diakonie de La Tour con molteplici attività di carattere socio-assistenziale ed educativo.
Un “futuro possibile” che è rimasto tale e che oggi è una bella realtà, quella della Fondazione Villa Russiz, che attraverso l’attività imprenditoriale finanzia la Casa Famiglia Elvine che accoglie minori in difficoltà. Felicità delle giovani e dei giovani che accoglieva Elvine, felicità delle giovani e dei giovani che oggi accoglie la Fondazione. E nella prima edizione di Futuribili non poteva mancare la felicità.
Il festival ospita, all’interno del proprio palinsesto, i laboratori esperienziali dell’Happiness Camp, un nuovo progetto dedicato al tema del processo di costruzione della felicità personale e collettiva. Negli spazi di Villa Russiz si svolgono nove laboratori che, tra teatro, performance, tango, yoga, disegno, scrittura, authentic relating, workshop dedicati alle neuroscienze, alla filosofia contemporanea e all’antropologia, esplorano la possibilità di utilizzare i linguaggi creativi per migliorare il proprio progetto di vita, per esplorare nuove traiettorie emotive ed esistenziali.
Performing Happiness, laboratorio per scoprire nuove parti di sé attraverso il teatro e la performance, utilizzati quali strumenti per uscire dalla propria zona di comfort. Emozioni, creatività e neuroscienze: strade e linguaggi per una felicità possibile, workshop sulle scoperte neuroscientifiche e l’intelligenza emotiva. Pratiche rurali tradizionali per un’orticoltura domestica sostenibile, laboratorio per la valorizzazione e il recupero in chiave pratica di due saperi tradizionali: lo scambio di semi autoprodotti per la conservazione della biodiversità e l’utilizzo della falce fienaia per la gestione del verde domestico. Disegnare per stare bene, laboratorio per esplorare la potenza e l’efficacia del linguaggio visuale per risvegliare i sensi. Altre forme di vita: la felicità oltre l’umano, workshop in cui riflettere e lavorare sull’idea di una felicità ampia, che includa tutta la sfera dei viventi. Le parole che fanno felici. La scrittura come pratica di benessere, laboratorio pratico ed esperienziale per scoprire o riscoprire il potere della scrittura. Tango Adentro, laboratorio in cui esplorare la metafora del tango come potente processo di connessione con se stessi e di relazione con gli altri. Body and Mind connection: l’esperienza dello Yoga come percorso verso la felicità, un percorso tra Dharana (concentrazione profonda), Dhyana (meditazione), Asana (posizioni) e Pranayama (respiro), per studiare ed entrare in contatto con i nostri pensieri ed emozioni più profonde. La felicità è nelle piccole cose: uno spazio per ritrovare il benessere nella semplicità, laboratorio per sperimentare attività dialogiche e corporee, basate sull’approccio di authentic relating.
All’Happiness Camp di Villa Russiz, si connettono altri due laboratori specifici, uno a Udine alla Casa della Contadinanza e il secondo a Codroipo (UD) nella Sala della Canonica. Una sorta di pre festival, un’anteprima diffusa in altre località della Regione. The Village Echoes: alla scoperta dei talenti (Udine) è laboratorio sui talenti in cui gli archetipi di sviluppo sociale di The Village, un metodo creativo ideato e sperimentato nell’ultimo decennio in organizzazioni, comunità e team di ogni tipo e dimensione, prendono corpo e voce attraverso una performance immersiva che apre al confronto e al dialogo fra il pubblico. Felicità urbana: quale città per il tuo futuro? (Codroipo) è un laboratorio partecipato con The Village rivolto alle giovani e ai giovani dai 15 ai 30 anni, in cui ci si interroga su come costruire le città del domani, su come creare e immaginare nuove soluzioni per migliorare la vita della comunità, e contribuire a modellare un “futuro possibile” più felice e sostenibile. Un ponte ideale tra Happiness Camp e Futuribili.
FUTURIBILI
realizzato da
HAPPINESS CAMP
realizzato da
THE VILLAGE ECHOES
ALLA SCOPERTA DEI TALENTI
evento inserito all’interno di “Voci e canti dall’orlo del mondo 2024”
a cura di
© START | Tutti i diritti riservati